fragm

cette fin du monde de poche s’exprimait tout entière dans la syllabe fragm (Michel Leiris)

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Bolaño / Kafka

Posted by alfredo riponi su settembre 13, 2009

“Lui che nelle notti insonni si suddivide nei singoli organi di cui aspetta i segnali, dei cui infausti movimenti è consapevole, ha bisogno di un metodo che al suo corpo prescriva l’unità. La medicina ufficiale gli sembra nociva perché si occupa troppo dei singoli organi. Il rifiuto della medicina è però anche in parte odio di se stesso: anche lui dà la caccia ai sintomi, quando la notte giace insonne.”

Elias Canetti, L’altro processo. Le lettere di Kafka a Felice, Guanda 1990

*

Il mondo è tutto un caso. Secondo un mio amico, sbagliavo a pensarla così. Il mio amico diceva che per chi viaggia in treno il mondo non è un caso, anche se il treno sta attraversando territori sconosciuti al viaggiatore, territori che il viaggiatore non rivedrà mai più in vita sua. Non è un caso neppure per chi si alza alle sei del mattino morto di sonno e va al lavoro. Per chi non ha altra scelta che alzarsi e aggiungere altro dolore al dolore che ha già accumulato. Il dolore si accumula, diceva il mio amico, è un dato di fatto, e quanto più grande è il dolore, minore è il caso.”

Roberto Bolaño, 2666. vol. I , Adelphi 2007


Malattia e Kafka

A quanto racconta Canetti nel suo libro su Kafka, il più grande scrittore del XX secolo capì che i dadi erano gettati, e che ormai nulla lo separava dalla scrittura il giorno in cui per la prima volta sputò sangue. Che cosa voglio dire quando dico che ormai nulla lo separava dalla scrittura? Sinceramente, non lo so molto bene. Immagino di voler dire questo: Kafka capiva che i viaggi, il sesso e i libri sono vie che non portano da nessuna parte, eppure sono vie lungo le quali bisogna inoltrarsi e perdersi per ritrovarsi o per trovare qualcosa, qualunque cosa, un libro, un gesto, un oggetto perduto, per trovare un metodo, se si ha un po’ di fortuna: il nuovo, quello che è sempre stato lì.

Roberto Bolaño, conclusione a Letteratura + malattia = malattia

[in: Il gaucho insostenibile, ed. Sellerio]

 

3 Risposte to “Bolaño / Kafka”

  1. Sono lusingato di essere un pre-testo! 🙂
    “un’oasi di orrore in un deserto di noia” è l’esergo a 2666, dalla poesia di Baudelaire “Le voyage”, che Bolano parallelamente analizza(/prende come pre-testo)in “letteratura+malattia=letteratura:
    “[…] In mezzo a un deserto di noia, un’oasi di orrore. Non c’è diagnosi più lucida per la malattia dell’uomo moderno. Se vogliamo uscire dalla noia, sfuggire al punto morto, l’unica cosa che abbiamo a disposizione, ma nemmeno tanto a disposizione (perfino in questo occorre sforzarsi) è l’orrore, vale a dire il male. […] Oggi, tutto pare indicare che esistono solo oasi di orrore o che tutte le oasi vanno a deriva verso l’orrore.
    […] Fra gli immensi deserti di noia e le non scarse oasi di orrore, esiste però una terza opzione, forse un’entelechia, che Baudelaire versifica in questo modo:
    Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau,
    Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu’importe?
    Au fond de l’Inconnu pour trouver du nouveau!
    Quest’ultimo verso, giù nell’ignoto, per trovare il NUOVO, è la povera bandiera dell’arte che si oppone all’orrore e si aggiunge all’orrore, senza mutamenti sostanziali, così come l’infinito, sommato all’infinito, continua a essere uguale a se stesso. Una battaglia persa in partenza, come quasi tutte le battaglie dei poeti.
    […] E mentre cerchiamo la medicina o l’antidoto per guarire, il NUOVO, quella cosa che si può trovare solo nell’ignoto, ci tocca continuare a transitare per il sesso, i libri e i viaggi, pur sapendo che ci porteranno nell’abisso che è, caso vuole, il solo luogo dove si può trovare l’antidoto.”

  2. Gardenia said

    Mon dieu che post intelligente!
    Monsignore, non sono all’altezza di lasciarvi commenti. Me la cavo con un abbraccio pieno di affettuosa ammirazione, g*

  3. alfred58 said

    L’infinito che possiamo avvicinare o allontanare, ma che ci è necessario pensare per sfuggire all’orrore della cella. “Un corpo è assolutamente libero… in quanto Universo” (Novalis).

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