Ingeborg Bachmann / Quel che ho visto e udito a Roma
Posted by alfredoriponi su ottobre 23, 2011
[…] Difficile è vedere cosa c’è sotto terra: luoghi d’acqua e luoghi di morte. Scale conducono giù verso cisterne che il vento ha prosciugato, verso casette a protezione dei pozzi, sormontate da pietra a volta e scavate nel tufo morbido, verso gocce di sangue che generavano fontane. I sentieri sprofondano nelle catacombe. Qualcuno accende un fiammifero. La sua fiamma si allunga verso i simboli. Per un attimo appaiono: pesce, pavone e colomba, àncora e croce, cibo e bevanda. Il fiammifero si spegno rapidamente, e quelli che ti camminano davanti premono verso l’alto. Nella curva uno si ferma e chiede: da dove soffia il vento?
Quando a Roma mi passarono l’udito e la vista, venne lo scirocco e aveva vinto sul vento aquilone delle montagne. Il sole allora mise la camicia e risplendette di luce falsa. È il tempo in cui aumentano le disgrazie ed è facile pronunciar parole senza amore. Perché il vento caldo ci ricaccia nel deserto. A volte lo fa sapere, sparge sabbia rossa sulla città infiacchita e ci soffia sopra fino a lasciarla priva di sensi. Quando lo scirocco se ne va, lo fa in segreto e durante la notte, mentre noi dormiamo smemorati. Ma al mattino, verso le tre, cade la rugiada. Se si potesse giacere lì svegli e inumidirsene le labbra! […]
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