Edoardo Sanguineti – Ideologia e linguaggio
Posted by alfredoriponi su luglio 8, 2012
Il primo gesto di un commentatore è citare. Sarebbe anzi più corretto affermare che un commento è un insieme di citazioni. La forma pura del commento è l’antologia: il critico è un copista che seleziona, un amanuense che lavora di forbici. Tutto ciò che precede e segue le citazioni, tutto ciò che lega le citazioni tra di loro, ossia il discorso critico quale comunemente è inteso, nel suo complesso, è assolutamente derivato. Si tratta, e si deve trattare, di giustificare, esclusivamente, il fatto che sono state scelte quelle citazioni, e quelle soltanto. A rigore, le citazioni dovrebbero, come si dice, parlare da sole. E infatti, se un commento è un commento ben fatto, le citazioni parlano effettivamente da sole, l’antologia è nuda, immediata. Ciò che viene giustificato, spiegato, commentato, non è affatto la rete delle citazioni: è l’operazione che è stata compiuta. Nessun discorso critico può essere all’altezza delle sue citazioni (se così fosse, non sarebbe un commento, ma un testo). L’ambizione del discorso critico è di giustificare il commentatore, difendere cioè, non la scelta citazionale che è stata compiuta e che si deve difendere da sola, ovviamente, nella sua oggettività, ma la scelta soggettiva, l’atto citazionale. Il discorso critico, infine, non verte propriamente sul testo, sulle citazioni, ma è un discorso riflessivo, ripiegato sopra se stesso. Il commentatore parla di sé: non spiega il classico, ma si spiega.
(Edoardo Sanguineti, Brecht secondo Benjamin, in Ideologia e linguaggio, Feltrinelli 2001)
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