Archive for the ‘sannelli’ Category
Joë Bousquet | MYSTIQUE
Posted by alfredoriponi su dicembre 14, 2013
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Benoît Gréan / Monstres tièdes / MOSTRI TIEPIDI
Posted by alfredoriponi su luglio 3, 2013
http://www.empiria.com/libro.asp?id=259
Mostri tiepidi, Empiria, 2013 (edizione bilingue)
traduzione di Massimo Sannelli
Edizione originale: Monstres tièdes, Atelier de l’agneau éd., Saint-Quentin-de-Caplong, 2003
http://www.fabula.org/actualites/b-grean-mostri-tiepidi-monstres-tiedes_57803.php
*
I poemi di Benoît Gréan sono di breve durata, sono sentenze, confessioni sotterranee, iscrizioni da decifrare con lentezza e coraggio. Descrizioni rapide, schegge satiriche, gridate sottovoce all’uscita dalla notte. Poemi del risveglio, come dice l’autore in una dichiarazione di poetica: “Non ho metodo, solo disciplina. Appartengo al mattino, all’alba precisamente. È là, nella freschezza del risveglio, che le parole s’impongono, si compongono. Non ci sono elenchi, né riserve…”. A un tempo riflessione sul linguaggio e su un mondo in decomposizione “déshabiller les morts / pour habiter les mots”, sul quale l’occhio del poeta sta in allerta e come sospeso, prima che gli altri sensi s’impongano al desiderio “puis l’océan / le ciel à déglutir”. La scrittura ha un segno netto, secco, non inclina verso la retorica o la morale, ma resta attaccata alla riga, al suo scavo.
Benoît Gréan ha pubblicato Mai (atelier de l’agneau, 2001), Monstres tièdes (atelier de l’agneau, 2003), corps et riens (atelier de l’agneau, 2006), 80 (cythère critique, 2009), PSB 24 (alidades, 2010), PSA 14 (hochroth, 2011), Extinctions / Auslöschungen (hochroth, 2012), Successions (alidades, 2013).
*
Elle veut
ne veut pas que l’on sache
car ils ont d’elle opinion si parfaite
quelle déception
s’ils ne s’en doutent
pas même un peu
*
Lei vuole
non vuole che si sappia
pensano tanto bene di lei
che delusione
se non se la sospettano
neanche un po’
**
Il déménage
rassemble quelques caisses
se campe au faîte
attend que la nuit
soit épaisse et l’enserre
il s’imagine être partout
*
Trasloca
ammucchia qualche cassa
si accampa in cima
attende che la notte
sia fitta e lo costringa
se immagina di essere ovunque
**
Sans mot férir
ces jours que blesse
une abyssale éclaboussure
souvenirs d’avenir
passés au fil d’un rire
*
Senza verbo ferire
questi giorni che ingiuria
uno schizzo abissale
memorie di futuro
passate a fil di risa
**
Il rêve à poing levé
s’empêtre en des orages
d’aurore filandreuse
peut-être eût-il aimé
qu’on le réveillât brusquement
*
Sogna a pugno alzato
si impania in tempeste
d’aurora filamentosa
avrebbe forse amato
un risveglio improvviso
**
D’un coup nos dictionnaires
auront vieilli
nous ne porterons plus
même nom
d’innocents repentirs
durciront nos silences
*
Di colpo i nostri dizionari
saranno invecchiati
non porteremo più
lo stesso nome
innocenti rimorsi
induriranno i nostri silenzi
**
En quarantaine on démesure
la chambre du défunt
retraversée
silence torve
il reste tant d’enfance à satisfaire
*
In quarantena si smisura
la camera del morto
riattraversata
silenzio torvo
rimane tanta infanzia da saziare
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DANTE / SANNELLI – Comedìa
Posted by alfredoriponi su luglio 31, 2010
La “Comedìa” curata da Sannelli vuol essere laboratorio (anche in forma di poesia) e non un commento. E leggere la “Comedìa” di Dante “descritta” da Sannelli è liberarsi dal discorso accademico su Dante, e dal suo monumento scolastico. Per Sannelli l’eterno della rivoluzione sta in alto “nella durata eterna del cibo permanente” ed è un alto che compendia “l’alto di un cielo tomistico” e il basso dei “vicoli dei comuni e… i calanchi dell’Appennino”, lo sguardo onnicomprensivo e quello che “osserva analiticamente il mondo caso per caso” di Dante[1]. Anche quando Sannelli sembra contestare Pasolini, in fondo vogliono dire la stessa cosa. Sannelli scrivendo che Dante della Commedia “è il personaggio attivo, ma non il protagonista in senso classico”, mentre Pasolini scriveva: “Del proprio poema, Dante è scrittore, ma anche protagonista. Dante in quanto scrittore rappresenta un mondo metafisico con tutte le sue implicazioni teologiche e culturali, ma Dante in quanto protagonista visita e ricorda semplicemente un mondo di morti”[2]. Intendono entrambi dire: nessuna esaltazione dell’uomo c’è in questa Commedia: l’uomo-mondo (protagonista) o l’uomo-Dante (personaggio), se si vuole la “perfezione” della poesia. “L’autore è nel suo sacro poema come colui che è stato inviato per annotare. Non è un Signor Dante che ha scritto un poema. È un poema che comporta, a un dato momento, l’autore come attore e segretario.”[3] Pausa dunque. L’uomo non può diventare eterno, senza rivoluzione eterna. “Dante incorpora se stesso nella sua materia, cioè rendendosi protagonista del poema” scrive Pasolini e “I sentimenti perciò non sono mai suoi, ma sono del Dante personaggio”[4]. L’incorporazione alla materia dello scrivere toglie allo scrittore il ruolo di protagonista e lascia apparire il personaggio-attore Dante, che non è, non può essere, il Dante scrittore.
Sannelli legge e ricorda: Buchner (Lenz) e Styron (Un’oscurità trasparente) ad introduzione del canto I. La selva oscura è la depressione (dello scrittore). Ma non è solo chi scrive a smarrirsi. In poche righe passa la letteratura tutta, sotto l’egida di pochi nomi: Baudelaire, Montale, Gadda, Testori, Berto. Sannelli non cita soltanto poeti (come dice) ma sa ciò di cui parla: la durezza della selva, che cos’è essere confuso, aver smarrito la via? Questo sbandamento nel mezzo della vita, dove il “mezzo” non appartiene alla cronologia, ma “il mezzo della vita è là dove ci si può sempre smarrire, perdersi ancora, errare di nuovo, tornare daccapo con la stessa storia, essere colti alla sprovvista dall’inferno, dimenticando la meta da raggiungere: un altro stato del corpo”[5]
Bastano poche righe per entrare nel laboratorio poetico di Sannelli: “Che sia depressione, avvilimento o devianza (per amore) – e Dante è volubile e non equidistante, come gli dice amore stesso (Vita nova 5,11) -, la confusione offre le parole alla psichiatria del futuro e cita il lessico doloroso del presente di Dante (e della generazione successiva: il sonetto CCLXV di Petrarca ripeterà – normalizzando tutto ed eliminando la selva – che il cuore di Laura è aspro, selvaggio, duro). Non solo: la selva è anche l’anagramma del vasel sentimentale in cui il Dante lirico sogna di stare con gli amici e le donne, ‘per incantamento’ e senza impedimento (e il lessico dell’impedire ritorna nel canto I, ai vv. 35 e 96, e in II 62). Il vasello – il piccolo vaso – è anche il sesso delle donne (Purg. XXV 45. “natural vasello”): in realtà, il termine vaso è ambiguo e delicato come il suo sinonimo arcaico, fiore.”[6]. Depressione, amore, cuore di Laura, selva, vasel, per incantamento, senza impedimento, vaso, sesso delle donne, fiore.
……..
[1] P. P. Pasolini, La volontà di Dante a essere poeta, in Empirismo eretico, Garzanti 1972
[2] Ibid.
[3] Ph. Sollers – Benoît Chantre, La Divine Comédie, Desclée de Brouwer 2000, Folio Gallimard 2002
[4] P. P. Pasolini, Ibid.
[5] Ph. Sollers – Benoît Chantre, Ibid.
[6] Dante Alighieri, Comedìa, Introduzione a canto I, FaraEditore 2010
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Invito alla lettura della COMEDÌA di DANTE / SANNELLI
Posted by alfredoriponi su luglio 20, 2010
Nella Comedìa Dante è il personaggio attivo, ma non il protagonista in senso classico; ed è nello stesso tempo l’autore del poema che lo riguarda come personaggio e non lo esalta in quanto uomo. […]. … è anche il perfetto poeta di un libro che è la Commedia delle Commedie.
Per Mandel’štam la Comedìa è “un grande favo formato secondo una certa necessità dalle api dell’immaginazione”: ancora l’assolutezza compatta, ma non brutale, abitata e intelligente (e la stessa pietra monumentale meraviglia per la sua massa, non per la freddezza).
Dante è l’unico poeta in grado di unirsi, legittimandosi da solo, alla schiera dei Grandi: Omero, Orazio, Ovidio, Lucano, Virgilio (Inf. IV 100-102). Dante arriva come sesto, l’Unico e l’Ultimo prima della Fine: l’unico cristiano tra tutti, l’unico Grande a cui il Paradiso non sarà negato. Anche il mondo è nella sesta età, e sta per cadere.
Non solo: Dante è l’ultimo Scrittore – il sesto, l’unico non latino e vivente – prima di una Fine che dovrà esserci e che “attendemo veracemente”. Dove si crede alla certezza della Fine totale, perché un Dio eterno ristabilirà il suo governo sul mondo, il problema non è il futuro ma l’eternità. E le stelle che chiudono ogni cantica del poema lo ricordano a tutti: vi è l’eterno, e questo eterno non sta in basso, ma in alto.
Il lettore non trova qui un nuovo commento o un commento, ancora meno il commento. Trova un laboratorio, che spera e dispera [anche in forma di poesia]; e che dissemina idee, più per il futuro che per il presente – a dire il vero.
Dall’introduzione di Massimo Sannelli
http://www.faraeditore.it/nefesh/comedia.html
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DICKINSON / SANNELLI “SU UN IO COLONNA”
Posted by alfredoriponi su giugno 20, 2007
Soft as the massacre of Suns
By Evening’s Sabres slain
(E. D.)
“Soudain au loin le pas la voix rien puis soudain quelque chose quelque chose puis soudain rien soudain au loin le silence” 1. La paura di Massimo Sannelli: “rendere ciò che è come è”. “I testi di Emily Dickinson tendono ad essere semplificati ed ipersemplificati (e più sono impervi più sono massacrati, a partire dalla loro facies tipografica: maiuscole e punteggiatura)…” 2. Lavoro di traduzione che è uno « studio » sull’opera. Sannelli è un interprete, ma non c’è declamazione, c’è l’essenzialità del verbo. Non testi semplici, ma testi segreti che custodiscono il loro segreto. La parola condensata all’estremo, poi – ad un tratto – nel tratto il silenzio. “Da Emily Dickinson non ci si deve aspettare niente, se non una Conoscenza per lampi e guizzi di profumo” 3. Frammenti di tempo e spazio, nessun clamore. Hölderlin scriveva : “À la limite extrême du déchirement, il ne reste en effet plus rien que les conditions du temps et de l’espace”. Emily Dickinson costruisce il suo mondo sulla parola, rugiada e balsamo. Morte, Gloria e Bandiere non appartengono all’orizzonte del Verbo, ma al Deserto che cresce. “Le Bandiere – travagliano il Viso di chi muore – ”. Disseta, invece, la sua Parola: Rugiada, Ventaglio dolce, Mani amate, Aria fresca; “Questa è la mia Presenza Accanto alla tua Sete” (poem 715). Il poem 802, che Massimo Sannelli non ha tradotto, rende appieno l’illusione del Tempo e dello Spazio; è la prova che Emily Dickinson medita sull’Essere, e, non trovando che un’illusione al proprio essere finito nel Tempo, al Tempo rinuncia trovando nei Rudimenti dello Spazio la Finitudine e l’Eternità. Senza la paura. Così l’Ego sum non è prova ontologica, perché il Dubbio è il muro contro l’Angoscia del Reale. “Una fugace ombra di nubi su una landa ascosa: è questo l’offuscamento che la verità come certezza della soggettività, preparata dalla certezza di salvezza del cristianesimo, proietta su un Evento che le resta proibito esperire” 4.
1129.
Di’ tutto il vero, dillo obliquo –
Il trionfo è nel cerchio –
Troppo splendore per la nostra
Gioia – fioca –
La sorpresa superba
Del vero – è, come il Lampo
È ai bambini
Facilitato da parole umane:
O il vero abbaglia, piano,
O acceca il mondo –
Così Heidegger parlando dell’Aperto ne vede la totalità, il cerchio più ampio racchiudente le “regioni per noi inaccessibili”. “ La morte è la faccia della vita a noi occulta, da noi non rischiarata” (Rilke). “Che cos’è ciò che nel volere abituale dell’oggettualizzazione del mondo ci rimane sbarrato e sottratto da noi stessi ? È l’altro Ritiro: la morte” 5 . “Ma dove è pericolo, cresce anche ciò che salva” 6. È sorprendente quanto Emily Dickinson si trovi nella vicinanza di questo pensare: “Dal momento che la Morte è la prima forma di Vita che abbiamo il potere di Contemplare, […] è (strano) sorprendente che il fascino della condizione pericolosa in cui ci troviamo non ci seduca maggiormente. Con frasi del genere, proprio sulla nostra Testa, siamo esclusi dalla Gioia né più né meno che le Pietre –”
Nella poesia d’esordio dello “Studio”, due versi:
7.
E morte, è l’attenzione
Rapita all’Immortale
Altri versi, musica poi silenzio. Fine.
258.
C’è una Piega di luce,
Pomeriggi invernali –
……………………………
Quando viene, il Paesaggio
Ascolta – le Ombre tacciono –
Quando sale, è il Distacco
Sul viso della Morte –
789.
Su un Io Colonna è agio
Superare l’Angoscia –
1109.
Studio per loro –
Cerco il Buio,
Finché non sono pronta.
Questa fatica è la sobria
Fatica:
Con questa sola dolcezza
Che basta – il digiuno che
Offre per loro un cibo più puro,
Se io potrò,
Almeno avrò lo slancio, avuto,
Del Progetto –
1770.
Experiment escorts us last –
His pungent company
Will not allow an Axiom
An Opportunity
Questo libro non resterà “un esperimento che potrà essere dimenticato e superato o guardato con la piccola pietà intellettuale”. E il Sospetto che diventa quasi Certezza, che Rimbaud, Celan, Dickinson attendevano ancora d’essere “veramente” tradotti.
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1 Samuel Beckett, Comment c’est,
2 3 Massimo Sannelli, “Loved Philology”, prefazione a “Su un Io Colonna”
4 Martin Heidegger, L’epoca dell’immagine del mondo
5 Martin Heidegger, A che poeti ?
6 Holderlin, Patmos
Emily Dickinson, Su un Io Colonna, a cura di Massimo Sannelli, La Camera Verde – Roma 2007
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